Varcare la soglia di Primo Restaurant significa entrare in un luogo che racconta una storia di identità e forte appartenenza. Qui, guidati dall’eleganza e dalla maturità raggiunta in cucina da Solaika Marrocco, ogni dettaglio diventa un invito a riflettere sul legame profondo tra la cultura e la terra che la nutre. Era il 23 novembre 2021 quando, alla giovane chef classe 1995, venne assegnata la prima stella ed il premio speciale Giovane chef by Lavazza. Un coronamento di un sogno dopo aver preso le redini ed aver guidato il ristorante nell’olimpo della guida Michelin.
Seduti al tavolo, l’atmosfera invita a un ascolto attento. Non ci sono eccessi, solo equilibrio. È la calma di chi conosce la propria storia e sceglie di raccontarla con autenticità, senza forzature. Ogni gesto, ogni parola, sembra sottolineare l’importanza del territorio come radice e punto di partenza dei piatti in carta. Solaika non è solo una chef, ma una narratrice, capace di dare voce a una Puglia che non si limita a essere celebrata, ma vissuta e soprattutto reinterpretata.
100% Primo il menù degustazione scelto (150 pp escluse bevande) con qualche piccolo fuori programma da parte dello chef. La serata trascorre come un viaggio che attraversa campagne, colline, mari e mani che lavorano silenziosamente con dedizione. Si parte con dei piccoli amuse-bouche dove il Salento e la Puglia hanno un ruolo fondamentale per capire quello che sarà l’evoluzione della cena. Ogni piatto è carico di significato, espressione di un tempo che non si misura in ore, ma in stagioni, in maturazione, in paziente attesa. C’è una consapevolezza profonda in tutto questo: comprendere la ricchezza della propria cultura non significa fermarsi al passato, ma avere il coraggio di usarlo come base solida per costruire il futuro. La parmigiana di Melanzane, pomodoro e besciamella al grano arso è un ode ai ricordi dell’estate, morso dopo morso, un’esplosione di ricordi che ti portano ricordi belli dell’infanzia.
Solaika lo sa bene. Il suo approccio non è nostalgia, ma rispetto di un territorio che non ha bisogno di urlare per farsi ascoltare. È una forza sottile, ma potente: quella di chi riconosce il valore delle proprie radici e le trasforma in una bussola per orientarsi nel mondo della ristorazione. La chiusura con il gelato al mustacciolo e cedro ti portano le papille gustative nel pieno della festa di Primo.
Quando la cena volge al termine, ci si alza con una sensazione che va oltre la semplice soddisfazione. Si esce più consapevoli, più radicati e anche un po’ nostalgici del viaggio appena concluso. Perché, come dimostra Solaika, comprendere la ricchezza della propria cultura è un atto che non solo rafforza chi lo compie, ma lascia un segno anche in chi lo vive.
E così, in un mondo che sembra sempre più smarrito, serate come questa ricordano quanto sia importante ritrovare il proprio centro. E quanto sia potente, nel farlo, il legame con la terra che chiamiamo casa.